Il 25 maggio entra in vigore il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, il famoso Gdpr
Cosa cambia?
Potenzialmente tutto
Come?
Facile, ve lo spieghiamo in sei punti:
Primis: nessuno potrà trattare in alcun modo i nostri dati senza prima aver ottenuto il nostro consenso. E il consenso deve essere chiesto in modo chiaro: chi chiede i dati, che sia un social network, un ecommerce, o un motore di ricerca, deve specificare cosa vuole farne e per quanto tempo intende conservarne un copia.
Secondo: Dovremo essere messi in condizione di usare un servizio anche se non concediamo il trattamento dei nostri dati personali. Questo significa che l’accettazione non dovrà essere vincolante.
Terzo: tutto quello che i vari Facebook, Whatsapp, Twitter, Snapchat, Fitbit Istagram o Apple sanno di noi dovrà essere facilmente accessibile, scaricabile, modificabile, cancellabile o trasferibile a un altro servizio analogo.
Quarto: Esistono dati più delicati, quelli che riguardano la nostra libertà personale, religione, sessualità o politica. Ebbene, la richiesta di questi dati è severamente vietata..
Quinto: l’età minima in cui si possono richiedere i dati varia dai 13 ai 16 anni. L’Italia è orientata a mantenere la linea più diffusa dei 16 anni.
Sesto: In caso di hakeraggio, pensiamo al caso recente di Cambridge Analitica o al maxi furto di dati ai danni degli utenti di yahoo. Adesso le piattaforme coinvolte dovranno avvisare tempestivamente, «ove possibile, entro 72 ore dal momento in cui ne è venuto a conoscenza». Il che significa che se non informati gli utenti possono percorrere le vie legali.
Come far valere questi diritti?
Facile: rivolgendosi direttamente a chi tratta i dati. Da venerdì 25 maggio, infatti, possiamo tempestare le aziende e le piattaforme che ci chiedono i nostri dati di domande. E loro sono costretti a rispondere se non vogliono incorrere in multe che, nei casi più gravi, potranno arrivare al 4% dell’intero fatturato annuale!
Comments are closed.